La cappella Brancacci è situata nella chiesa del Carmine a Firenze e fu commissionata da Pietro Brancacci, esponente di una delle famiglie più potenti di Firenze nel 1386. Un discendente di Pietro, nel 1423, in memoria del suo antenato, incaricò Masaccio e Masolino di affrescarla con storie tratte dalla vita di san Pietro. I lavori furono condotti in collaborazione dai due maestri fino al 1425, anno in cui Masolino partì per l’Ungheria. Masaccio ha lavorato a questi affreschi, senza completarli, fino alla sua morte. I lavori furono poi portati a termine molti anni dopo da Filippino Lippi.
La prima immagine raffigura la parte di affresco attribuita a Masolino, ma ci sono elementi che possono essere attribuiti a Masaccio, per cui appare probabile che sia stato realizzato a più mani. La scena rappresenta contemporaneamente due episodi. Sul lato sinistro è rappresentata la «guarigione dello zoppo», sul lato destro «la resurrezione di Tabita», pertanto san Pietro vi appare rappresentato contemporaneamente due volte, tuttavia la scena ci appare fortemente unitaria soprattutto per la maestria con la quale è costruito lo spazio di rappresentazione. La scena viene immaginata in uno spazio urbano che ha l’aspetto delle città toscane del tempo, costruito secondo una rigorosa prospettiva centrale, attribuibile a Masaccio. E' certamente di Masolino la coppia di figure posta al centro, realizzate secondo uno stile ancora tardo gotico. In particolare, la figura, con il turbante rosso in testa, ha un vestito con una decorazione di grande preziosità ma di assoluto effetto bidimensionale, secondo un gusto estetico più proprio a quello tardo gotico e non rinascimentale.
Nella seconda immagine è rappresentato il miracolo del tributo. Gesù e i suoi apostoli, per attraversare un ponte, dovevano pagare un pedaggio, non avendo denaro, Cristo disse a Pietro di pescare un pesce dal fiume, egli lo fece e nella bocca del pesce trovò la moneta necessaria a pagare il tributo per poter passare. Anche qui si tratta di un’immagine sincrona. San Pietro viene raffigurato tre volte: nel gruppo degli apostoli, a sinistra che pesca il pesce dal fiume, a destra che dà al doganiere la moneta pescata. Anche il doganiere viene rappresentato due volte: prima che ferma il gruppo degli apostoli per chiedere il pagamento del dazio, poi quando riceve da san Pietro la moneta.
La scena si svolge all’aperto, l'unica architettura che compare nella scena è l’edificio posto sulla destra che contribuisce a dare un senso di profondità all'immagine, ma Masaccio riesce a costruire la prospettiva utilizzando i personaggi, infatti
a dominare la scena sono Gesù e gli apostoli, rappresentati secondo le regole della prospettiva. Essi hanno le teste tutte allineate sulla stessa linea, segno quindi che l’ipotetico osservatore è alla loro stessa altezza. Osservando però i piedi si vede come questi trovino diversa posizione sul piano orizzontale, e conseguentemente anche la loro altezza varia. In ciò è rispettata quella legge fondamentale della prospettiva, in base alla quale le persone ci appaiono tanto più grande quanto più ci sono vicine, ciò sovverte completamente la prospettiva gerarchica medievale. Quindi afferma il primato della visione, privilegiando la razionalità della rappresentazione obiettiva della realtà ai valori simbolici dei contenuti dell’immagine.
Masaccio e Masolino da Panicale, Affreschi nella Cappella Brancacci, 1424-28, Chiesa del Carmine, Firenze
https://www.youtube.com/watch?v=9iHUkbKxrQw
(documentario Cappella Brancacci)
La prima immagine raffigura la parte di affresco attribuita a Masolino, ma ci sono elementi che possono essere attribuiti a Masaccio, per cui appare probabile che sia stato realizzato a più mani. La scena rappresenta contemporaneamente due episodi. Sul lato sinistro è rappresentata la «guarigione dello zoppo», sul lato destro «la resurrezione di Tabita», pertanto san Pietro vi appare rappresentato contemporaneamente due volte, tuttavia la scena ci appare fortemente unitaria soprattutto per la maestria con la quale è costruito lo spazio di rappresentazione. La scena viene immaginata in uno spazio urbano che ha l’aspetto delle città toscane del tempo, costruito secondo una rigorosa prospettiva centrale, attribuibile a Masaccio. E' certamente di Masolino la coppia di figure posta al centro, realizzate secondo uno stile ancora tardo gotico. In particolare, la figura, con il turbante rosso in testa, ha un vestito con una decorazione di grande preziosità ma di assoluto effetto bidimensionale, secondo un gusto estetico più proprio a quello tardo gotico e non rinascimentale.
Nella seconda immagine è rappresentato il miracolo del tributo. Gesù e i suoi apostoli, per attraversare un ponte, dovevano pagare un pedaggio, non avendo denaro, Cristo disse a Pietro di pescare un pesce dal fiume, egli lo fece e nella bocca del pesce trovò la moneta necessaria a pagare il tributo per poter passare. Anche qui si tratta di un’immagine sincrona. San Pietro viene raffigurato tre volte: nel gruppo degli apostoli, a sinistra che pesca il pesce dal fiume, a destra che dà al doganiere la moneta pescata. Anche il doganiere viene rappresentato due volte: prima che ferma il gruppo degli apostoli per chiedere il pagamento del dazio, poi quando riceve da san Pietro la moneta.
La scena si svolge all’aperto, l'unica architettura che compare nella scena è l’edificio posto sulla destra che contribuisce a dare un senso di profondità all'immagine, ma Masaccio riesce a costruire la prospettiva utilizzando i personaggi, infatti
a dominare la scena sono Gesù e gli apostoli, rappresentati secondo le regole della prospettiva. Essi hanno le teste tutte allineate sulla stessa linea, segno quindi che l’ipotetico osservatore è alla loro stessa altezza. Osservando però i piedi si vede come questi trovino diversa posizione sul piano orizzontale, e conseguentemente anche la loro altezza varia. In ciò è rispettata quella legge fondamentale della prospettiva, in base alla quale le persone ci appaiono tanto più grande quanto più ci sono vicine, ciò sovverte completamente la prospettiva gerarchica medievale. Quindi afferma il primato della visione, privilegiando la razionalità della rappresentazione obiettiva della realtà ai valori simbolici dei contenuti dell’immagine.
Masaccio e Masolino da Panicale, Affreschi nella Cappella Brancacci, 1424-28, Chiesa del Carmine, Firenze
https://www.youtube.com/watch?v=9iHUkbKxrQw
(documentario Cappella Brancacci)