Quest' opera di Piero della Francesca, Il Battesimo di Cristo realizzata con tempera su tavola, gli venne
commissionata nel 1445 per la cattedrale di Borgo San Sepolcro, il suo paese natale, ma
la tavola (167x116 cm) non si sa con esattezza quando fu compiuta.
In origine era parte centrale di un trittico, posto sull'altare dedicato a Giovanni Battista, nella Badia
Camaldolese di Borgo San Sepolcro. Sullo sfondo della tavola si intravede appunto il Borgo.
Il quadro sarebbe stato commissionato da un mercante, probabilmente della famiglia Graziani, desideroso di espiare con un gesto di generosità i propri peccati di usura. Il dipinto, rimasto fino al 1859 nella cattedrale del Borgo, fu venduto a un antiquario inglese, il quale lo cedette nel 1861 alla National Gallery di Londra, ove risiede tuttora.
La composizione è stata divisa in tre parti uguali (rettangoli in verticale): il primo di questi coincide con uno dei suoi lati maggiori, con la parte destra del tronco dell'albero. L'asse verticale corrisponde alla figura di Cristo e della colomba
sopra di lui. La geometria fondamentale è quella piana non quella
tridimensionale. In essa si conferma la solidità plastica di Masaccio ed il colore luminoso del Beato Angelico
La soluzione artistica scelta è di tipo fortemente razionale con Borgo San Sepolcro a sinistra sullo sfondo della tavola.
I particolari sullo sfondo attestano influenze di tipo fiammingo, tuttavia Piero, come tutti gli artisti
rinascimentali di formazione fiorentina, costruisce l’immagine partendo sempre da una costruzione
razionale della stessa, ossia dalla geometria dei corpi. La luce scelta annulla ombre e contorni. Figure e paesaggio sono definiti con eguale nitidezza. Il paesaggio collinare è tipicamente umbro (il fiume, la vegetazione), aperto fino all'orizzonte. Il complesso prospettico è dato dall'intersecarsi delle linee, non da
un' esplicita architettura e viene scandita da quattro alberi.
La tematica rappresentata potrebbe essere quella del dogma trinitario in un collegamento tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. La luce nella quale è immersa la scena allude alla rigenerazione dell’anima attuata dal
sacramento del battesimo. Secondo un’altra interpretazione i tre angeli che si tengono per mano sarebbero simbolo di
concordia tra la chiesa romana e la chiesa greca, quest'ultima rappresentata dai personaggi in
abiti orientali sul fondo: unità sostenuta dall'attività di Ambrogio Traversari, che fu abate
della chiesa per la quale fu realizzato il dipinto. I tre angeli ripeterebbero il simbolo della Trinità, come confermano i colori scelti per le loro vesti (l’azzurro, il rosso e il bianco).
Due angeli si abbracciano e si stringono una mano, mentre il terzo in primo piano ha la mano destra
sollevata a metà del corpo con la palma rivolta verso il basso e le dita distese, in un antico gesto
classico che significa appunto “Concordia”, allusione alla concordia tra le Chiese d’oriente e
d’occidente sancita nel Concilio di Firenze del 1439, richiamato anche dai personaggi in vesti
esotiche che compaiono sullo sfondo.
commissionata nel 1445 per la cattedrale di Borgo San Sepolcro, il suo paese natale, ma
la tavola (167x116 cm) non si sa con esattezza quando fu compiuta.
In origine era parte centrale di un trittico, posto sull'altare dedicato a Giovanni Battista, nella Badia
Camaldolese di Borgo San Sepolcro. Sullo sfondo della tavola si intravede appunto il Borgo.
Il quadro sarebbe stato commissionato da un mercante, probabilmente della famiglia Graziani, desideroso di espiare con un gesto di generosità i propri peccati di usura. Il dipinto, rimasto fino al 1859 nella cattedrale del Borgo, fu venduto a un antiquario inglese, il quale lo cedette nel 1861 alla National Gallery di Londra, ove risiede tuttora.
La composizione è stata divisa in tre parti uguali (rettangoli in verticale): il primo di questi coincide con uno dei suoi lati maggiori, con la parte destra del tronco dell'albero. L'asse verticale corrisponde alla figura di Cristo e della colomba
sopra di lui. La geometria fondamentale è quella piana non quella
tridimensionale. In essa si conferma la solidità plastica di Masaccio ed il colore luminoso del Beato Angelico
La soluzione artistica scelta è di tipo fortemente razionale con Borgo San Sepolcro a sinistra sullo sfondo della tavola.
I particolari sullo sfondo attestano influenze di tipo fiammingo, tuttavia Piero, come tutti gli artisti
rinascimentali di formazione fiorentina, costruisce l’immagine partendo sempre da una costruzione
razionale della stessa, ossia dalla geometria dei corpi. La luce scelta annulla ombre e contorni. Figure e paesaggio sono definiti con eguale nitidezza. Il paesaggio collinare è tipicamente umbro (il fiume, la vegetazione), aperto fino all'orizzonte. Il complesso prospettico è dato dall'intersecarsi delle linee, non da
un' esplicita architettura e viene scandita da quattro alberi.
La tematica rappresentata potrebbe essere quella del dogma trinitario in un collegamento tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. La luce nella quale è immersa la scena allude alla rigenerazione dell’anima attuata dal
sacramento del battesimo. Secondo un’altra interpretazione i tre angeli che si tengono per mano sarebbero simbolo di
concordia tra la chiesa romana e la chiesa greca, quest'ultima rappresentata dai personaggi in
abiti orientali sul fondo: unità sostenuta dall'attività di Ambrogio Traversari, che fu abate
della chiesa per la quale fu realizzato il dipinto. I tre angeli ripeterebbero il simbolo della Trinità, come confermano i colori scelti per le loro vesti (l’azzurro, il rosso e il bianco).
Due angeli si abbracciano e si stringono una mano, mentre il terzo in primo piano ha la mano destra
sollevata a metà del corpo con la palma rivolta verso il basso e le dita distese, in un antico gesto
classico che significa appunto “Concordia”, allusione alla concordia tra le Chiese d’oriente e
d’occidente sancita nel Concilio di Firenze del 1439, richiamato anche dai personaggi in vesti
esotiche che compaiono sullo sfondo.